Arezzo. Il Pionta: L'immagine della cattedrale di Santa Maria e Santo Stefano di XI secolo tra raffigurazioni, archeologia e ipotesi sulle strutture dell'alzato.

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Archeologia: Le evidenze materiali della chiesa di Santa Maria e Santo Stefano/1

Notizie introduttive e breve storia degli scavi archeologici

Veduta delle fondamenta della chiesa di Santa Maria e Santo Stefano in una foto degli anni Sessanta.
Fonte: P.P.DONATI,Scavi archeologici sul colle Pionta in Arezzo, in "Antichità viva", 1965, IV


L'area di scavo nel 2011. Foto di Michele Foti

In questa sezione verrà descritta in dettaglio la chiesa di S.Maria e S.Stefano. Ci limitaremo alle informazioni desunte dalle evidenze materiali (le fondamenta e parti della cripta) che sono riemerse negli scavi degli anni Sessanta del Novecento. In ognuna delle pagine seguenti verranno isolati e descritti gli elementi della struttura della chiesa che si si possono definire -certi- , cioè desumibili dalle evidenze archeologiche, dai dati e dalle conclusioni dedotte dagli archeologi. Nella sezione seguente (Struttura >>), invece, si tratteranno gli elementi –ipotetici– cioè quegli elementi dell'alzato della chiesa di cui non si ha alcuna evidenza e sono desumibili unicamente dal confronto tipologico con altre chiese dell'area aretina ancora in piedi.

“Nonostante il suo eccezionale interesse storico e archeologico l'area del Duomo Vecchio non è stata oggetto di ampie e sistematiche ricerche. Dopo qualche saggio del Gamurrini nel XIX secolo e del Galli nel 1915, solo nel 1960 fu tentata una ricerca dei resti della cattedrale di Maginardo che mise in luce le fondamenta della chiesa di Santa Maria e Santo Stefano e delle precedenti sepolture”[1]. Pesanti critiche sono state apportate verso il modo con cui sono stati condotti gli scavi degli anni '60. Raggiunto il pavimento musivo della chiesa si è continuato a scavare indiscriminatamente, asportando il mosaico senza un'adeguata documentazione, fino a portare alla luce, oltre alle fondamenta, più di cento tombe tra quelle coeve e quelle precedenti alla basilica.

La seconda campagna di scavi, scientificamente portata avanti dall'archeologa Melucco Vaccaro si è svolta dal 1970 al 1974. Sebbene importantissime informazioni sulla stratigrafia del terreno erano andate perse negli “sterri” degli anni Sessanta, si è fatta luce su numerosi quesiti che riguardavano la datazione delle strutture e delle tombe emerse. Dal testo di Melucco Vaccaro, pubblicato negli anni novanta prenderemo molte importanti informazioni utili anche alla ricostruzione ipotetica in 3D della chiesa[3].

La terza campagna di scavi si è svolta dal 2001 al 2006, sotto la guida dell'archeologa Alessandra Molinari. Alcune delle conclusioni della Melucco Vaccaro sono state riviste ed è stata pubblicata una serie di piante su cui principalmente ci baseremo per quanto segue e per le immagini 3D che ritraggono ipoteticamente la basilica[4].



Nota: Il visitatore del sito noterà che il modo di fruizione dlle immagini e dei riferimenti bibliografici delle prime quattro pagine di questa sezione è leggermente diverso da quello delle restanti quattro (esclusa questa pagina introduttiva). Ciò perchè le prime, pur essendo delle pagine a se stanti, sono utilizzate anche come "note" e notizie informative della sezione Ricostruzioni 3D >>


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Note

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[1]M.ARMANDI (a cura di), Oratorio di S.Stefano. La cripta: Graffiti e cromie su roccia nel colle di Pionta, Arezzo, Provincia, 2003, pag. 14


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[2]P.P.DONATI,Scavi archeologici sul colle Pionta in Arezzo, in "Antichità viva", 1965, IV


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[3]A. MELUCCO VACCARO (a cura di), Arezzo. Il colle del Pionta, Il contributo archeologico alla storia del primitivo gruppo cattedrale, Arezzo, Provincia-Progetto Archeologia, 1991


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[4]C.TRISTANO, A.MOLINARI (a cura di), Arezzo: il Pionta. Fonti e materiali dall'età classica all'età moderna, Arezzo, Rotary Club, 2005, pag. 125 e segg., 155 e segg.