Introduzione: Il colle Pionta di Arezzo e la cattedrale di Santa Maria e Santo Stefano/2![]() Introduzione/1: Il problema: Gli edifici sul colle Pionta Introduzione/2: Cenni storici sulla chiesa di Santa Maria e Santo Stefano ![]() Cenni storici sulla chiesa di Santa Maria e Santo Stefano
Il sito prima della costruzione della chiesa (dall'antichità alla fine dell'VIII secolo)
La costruzione della chiesa e i primi secoli durante l'Altoedioevo (VIII - X) La rifondazione della basilica e i secoli centrali del Medioevo (XI – XII) La decadenza e la distruzione della chiesa nei secoli del Bassomedioevo (XIII – XVI) t Il sito della cattedrale prima della costruzione della chiesa (dall'antichità alla fine dell'VIII secolo)[1]
Le immagini di questa pagina sono tratte da C.TRISTANO, A.MOLINARI (a cura di), Arezzo:
il Pionta. Fonti e materialidall'età classica all'età moderna, Arezzo, Rotary Club, 2005 ![]() Figura n°1: Pianta dei resti archeologici della chiesa di Santa Maria e Santo Stefano.
Sono evidenziate le strutture murarie, i probabili edifici di cui facevano parte e le sepolture attribuite al periodo seconda metà V - VI secolo. I ritrovamenti e gli scavi archeologici che si sono succeduti dall'inizio del XX secolo hanno portato alla luce numerosi frammenti che testimoniano la frequentazione del colle Pionta sin dall'epoca etrusca e romana. E' possibile che un santuario etrusco fosse posizionato sulla sommità del colle, mentre è quasi certo l'uso dell'area come sepolcreto in età romana e paleocristiana. Blocchi di pietra con inscrizioni funerarie sono stati rinvenuti tra i resti della basilica di S.Maria e S.Stefano, riutilizzati per la costruzione di altre tombe di età altomedievale. Tali epigrafi ci offrono dei riferimenti cronologici certi (407, 408 e 447) che testimoniano l'uso funerario del colle sin dall'età antica e altomedievale. Non è un caso dunque che le fonti agiografiche identifichino il colle Pionta come il luogo di sepoltura di San Donato, secondo vescovo di Arezzo, martirizzato nel IV secolo. Già il suo successore, Gelasio, fece costruire un piccolo oratorio nelle vicinanze della tomba del santo. E' possibile che da questo momento il colle sia diventato luogo di venerazione e di sepoltura per i fedeli della nascente Chiesa aretina. Ancora non è noto il momento in cui le gerarchie ecclesiastiche decisero di edificare la cattedrale e l'episcopio sul colle Pionta, fuori dalle mura cittadine, attratti anch'esse dalla tomba del Santo. Gli scavi archeologici dei primi anni '60 hanno portato alla luce un edificio di forma rettangolare o quadrata costruito probabilmente tra la seconda metà del del V e gli inizi del VI secolo (sulla quale sono stati innestate le fondamenta della basilica di S.Maria e S.Stefano, figura 1). Pare che la funzione di tale struttura fosse stata quella di organizzare, contenere o recintare un sepolcreto. Difatti all'interno e negli immediati dintorni del suo perimetro sono state rinvenute (come si può notare nella stessa figura) numerose tombe risalenti al periodo compreso tra la costruzione di questo edificio (V-VI secolo) e quella della chiesa di S.Maria e S.Stefano (VIII secolo circa)[2]. ![]() Figura n°2: Scavi archeologici presso il colle Pionta. Esempio di tomba "a cupa".
![]() Figura n°3: Scavi archeologici presso il colle Pionta. Esempio di tomba "in muratura".
![]() Figura n°4: Scavi archeologici presso il colle Pionta. Esempio di tomba "alla cappuccina".
La costruzione della chiesa e i primi secoli durante l'Altomedioevo (VIII - X)Durante i criticati scavi archeologici degli anni '60 del Novecento è stata scoperta a pochi metri verso sud-est dell'oratorio di S.Stefano >> una chiesa costruita secondo gli studi più recenti tra la fine dell'VIII e l'inizio del IX secolo. Al momento della costruzione l'edificio presentava una pianta a croce latina, con tre absidi e con un'unica navata centrale[3] (figura n°5). ![]() Figura n°5: Pianta dei resti archeologici della chiesa di Santa Maria e Santo Stefano.
Sono evidenziate le strutture murarie, i probabili edifici di cui facevano parte e le sepolture attribuite al periodo fine VII/VIII secolo - X secolo. Questa basilica è stata identificata con la cattedrale della città di Arezzo nei secoli dell' Altomedioevo, la Chiesa di Santa Maria e Santo Stefano[4]. Gli studiosi si sono chiesti se, in assenza di altri riscontri archeologici, si può affermare di essere in presenza della prima o addirittura dell'unica chiesa “di un certo impegno”, ovvero della cattedrale, edificata al Pionta prima dell'XI secolo[5] . Fin dai primi secoli del periodo medioevale è attestata da alcuni documenti in nostro possesso la presenza di un luogo di culto in onore di San Donato sul Pionta (diverso dal parvum oratorium costruito dal vescovo Gelasio nel IV secolo di cui ci parla la Cronaca dei custodi dell'XI secolo). Tuttavia il dibattito se essi si riferiscano unicamente alla cattedrale aretina di cui sono state ritrovate le fondamenta è ancora aperto (Vedi la nota 4). Un documento del 715 attesta la presenza di una scuola per canonici e ciò pare confermare l'esistenza di una chiesa cattedrale e dell'episcopio. Grazie a un atto del 783 sappiamo che una chiesa fu edificata in onore di San Donato. Da altri documenti di periodo longobardo sappiamo di una chiesa sedes Sancti Donati. Dall'anno 800 abbiamo la prova che quest'ultima fosse posta fuori dalle mura cittadine in un luogo identificabile con il colle Pionta. Una fonte epigrafica trecentesca lascia forse una traccia delle opere di abbellimento o sistemazione di edifici di culto sul colle riferibili all'VIII secolo. Nell' 840 viene fondata una canonica a uso del clero capitolare e nel 939 una donazione in favore di questa istituzione ci fa sapere che la cattedrale aretina era dedicata a S.Stefano, S. Maria e S. Donato. Si può affermare comunque che al Pionta prima dell'anno 1000 sono presenti una serie di istituzioni come attesta l'antica scuola per i chierici) che ruotano attorno alla figura del vescovo (che esercita funzioni di potere pubblico anche all'interno della città di Arezzo) e un complesso di edifici che ruotano attorno alla cattedrale.[6] Le numerose tombe rinvenute sotto la chiesa attribuite all'arco temporale che va dall'VIII al X secolo rivelano, grazie alla loro tipologia, l'importanza sociale degli inumati[7]. E' bene ricordare che la tomba di San Donato fosse situata certamente a poca distanza dalla chiesa cattedrale, probabile oggetto di venerazione da parte dei fedeli sin dai secoli dell'Altomedioevo. La rifondazione della basilica e i secoli centrali del Medioevo (XI – XII)![]() Figura n°6: Pianta dei resti archeologici della chiesa di Santa Maria e Santo Stefano.
Sono evidenziate le strutture murarie, i probabili edifici di cui facevano parte e le sepolture attribuite al periodo successivo all'XI secolo. Arezzo si trovava a cavallo dell'anno mille lungo uno degli assi stradali nord-sud della penisola e godette per lungo tempo dell'attenzione degli imperatori germanici. Intensi furono nello stesso periodo i rapporti tra Arezzo e Ravenna, altra importantissima pedina della politica imperiale. In tale contesto si inserisce il viaggio dell'architetto Maginardo a Ravenna, documentato nelle fonti, mandato da Elemperto, vescovo dal 989 al 1010. Maginardo si ispira al San Vitale nel progettare una nuova grande cattedrale sul colle Pionta, ma è anche l'architetto che realizzò la ricostruzione, in stile romanico con una larga cripta, della chiesa di S.Maria e S.Stefano. Entrambi gli edifici, costruiti nella prima metà dell'XI secolo, sono parte del generale fermento costruttivo e movimento di rinascita associati a questo secolo, che interessò la diocesi aretina come il resto dell'Europa. Nell'XI secolo, inoltre, sono evidenti, in altre chiese dell'aretino la cui costruzione è stata promossa dai vescovi aretini, gli influssi dell'arte ravennate (chiesa di Santa Maria alla Chiassa, Chiesa di Sant'Angelo a Metelliano presso Cortona)[8] La struttura della basilica viene trasformata radicalmente e la nuova chiesa presentava tre navate, di cui quella centrale il doppio di quelle laterali. (figura 6). “Le navate erano divise tra di loro da pilastri o meglio da colonne poggianti su fondazioni/basamenti rettangolari. La pavimentazione era realizzata a mosaico in bianco e nero. Si può inoltre situare in questo periodo la costruzione di una cripta con un pavimento in cocciopesto.” Vennero rialzati i piani di calpestio in corrispondenza delle navate e ricostruite le murature della zona absidale. L'orientamento della chiesa fu spostato da N-W/S-W a quello canonico E-W[9]. Come si è già accennato l'XI e il XII rappresentano i secoli d'oro della Chiesa aretina il cui titolare, il vescovo, primo in Italia, assunse il titolo di conte. La cittadella vescovile divenne tra l'altro un fiorente centro di produzione culturale. Guido Monaco, uno dei grandi uomini di cultura del Medioevo, fu in costante contatto con i vescovi aretini. Inoltre furono realizzati codici miniati che circolarono nelle maggiori città italiane ed estere.[10] ![]() Figura n°7: Il Messale del pionta (XI sec.) è uno degli splendidi codici miniati fabbricati
nella cittadella vescovile di Arezzo. Clicca sull'immagine per ingrandire. La basilica di S.Maria e S.Stefano, come si è detto una chiesa di “modeste” dimensioni, alle soglie dell'XI secolo non risultò più adeguata allo svolgimento delle funzioni cattedrali e all'importanza assunta dal vescovo e dalla diocesi di Arezzo nel panorama politico dell'Italia centro-settentrionale. Nel 1032 venne completata la costruzione della nuova cattedrale di San Donato, sempre sul colle Pionta, di dimensioni doppie rispetto alla basilica. L'antica basilica non perse del tutto le funzioni cattedrali, le quali vennero ripartite tra la due chiese. Si sa però che dal 1032 gli officia maiora furono celebrati nel nuovo grande Duomo, dove intanto era stato traslato il corpo del Santo patrono. E' probabile dunque che nuove masse di fedeli iniziarono a frequentare il colle e la nuova grande cattedrale. Un documento del 1078 ci fa sapere che la chiesa di S.Maria e S.Stefano “fosse disposta su due livelli: quello superiore dotato anche di un atrio e quello inferiore con la confessione e almeno due altari uno dedicato a Santo Stefano e l'altro ai Santi Marcellino e Agostino”[11]. Altre carte d'archivio (ad esempio quelle del 1060, 1064 e del 1082) ci informano delle cospicue rendite legate alla gestione della chiesa. Il secolo XII segna invece l'ascesa delle istituzioni comunali all'interno della città di Arezzo. La cittadella del Pionta viene assaltata per ben due volte durante questo secolo, nel 1110 e nel 1129 dai sostenitori del potere comunale che mal sopportavano la collocazione extraurbana e fortificata dell'episcopio. t La decadenza e la distruzione della chiesa nei secoli del Bassomedioevo (XIII – XVI)[12]Nel 1203 il vescovo Amedeo è costretto a spostare la sede cattedrale (e dunque l'episcopio e la sede del clero capitolare) all'interno della città. Il potere pubblico è passato definitivamente nelle mani delle istituzioni comunali. La chiesa di S.Maria e S. Stefano e l'intero complesso del Pionta, privati della presenza del vescovo, iniziano una lunghissima fase di decadenza. L'autonomia del Comune aretino, d'altronde, dura meno di un secolo poiché a partire dal 1289, data della battaglia di Campaldino, la città entra per fasi successive nell'orbita del comune di Firenze. All'interno delle mura cittadine, a partire dal 1277, viene costruita una nuova grande cattedrale, il Duomo di S.Donato. In tutte le città ormai grandi masse di fedeli sono chiamate a partecipare alle funzioni religiose e le cattedrali sul Pionta, chiuse all'interno di una cittadella fortificata, rendevano certamente ciò difficoltoso. E mentre in città fioriscono i commerci e la vita cittadina sul colle Pionta vengono rinvenute e venerate reliquie di santi. Intorno al 1270, inoltre, viene emanata un'indulgenza dal papa Gregorio X in favore di chi si recava in questo luogo[13].Il “Duomo vecchio” (così sarà chiamato nei secoli successivi il complesso piontino) rimane un luogo di profonda devozione popolare, che potremmo definire sacro, meta di pellegrinaggi e legato indissolubilmente alle reliquie e alla memoria del santo Patrono. Il XIV secolo è attraversato dalle crisi economiche, dalla peste e da numerose guerre tra le città italiane, nella quale Arezzo viene inevitabilmente coinvolta. Il complesso fortificato del Pionta è sfruttato da eserciti stranieri che vi si accampano ripetutamente. In tale contesto la basilica ex cattedrale di S.Maria e S. Stefano cadde in disuso e diverse fonti descrivono le sue strutture deserte e diroccate. Da ormai un secolo lontana e separata dal fulcro della vita e del potere cittadino questa antica chiesa è inoltre verosimilmente offuscata dalla mole e dalla notorietà del vicino Duomo di San Donato nell'immaginario religioso e devozionale degli aretini. Quattro canonici e due chierici rimasero comunque stabili sul colle Pionta per un certo tempo, finchè alla cura dell'antica e potente cittadella vescovile non rimase che un unico cappellano[14]. L'intera area fu oggetto di furti e spoliazioni sistematiche, tanto che venne definita la “cava dei canonici”. Eppure, prima dello scoppio della peste nera (1348), in occasione di alcuni ritrovamenti di reliquie (1338), sappiamo di opere di abbellimento per le chiese al Pionta, per mano di artisti di grande fama. Tra questi c'è Spinello aretino che, oltre ad alcuni affreschi risalenti alla prima metà del Trecento (vai alla pagina Il mosaico e le altre decorazioni della chiesa >>), ritrae probabilmente nel 1387 la chiesa di Santa Maria e Santo Stefano e il Duomo negli affreschi di San Miniato a Monte. In questa immagine è visibile una bifora di fattura gotica >>. Un capitello databile tra la fine del XIII e la metà del XIV secolo è stato ritrovato tra le fondamenta della chiesa nei recenti scavi e potrebbe testimoniare opere di abbellimento della nostra chiesa in questo periodo. ![]() Figura n°8: Il capitello rinvenuto tra le fondamenta della chiesa di Santa Maria e Santo Stefano
potrebbe testimoniare opere di abbellimento della nostra chiesa nei secoli finali del Medioevo. Vai alla sezione Archeologia - La cripta >> per maggiori informazioni. Lo stato di abbandono della basilica è comunque ben testimoniato dal dipinto del Buonamici, che, secondo alcuni studiosi, la descrive graficamente come un piccolo e superfluo edificio e secondo altri non è descritta affatto. (Sulle fonti iconografiche che rappresentano la chiesa di Santa Maria e Santo Stefano si vada alla pagina seguente (sezione Raffigurazioni, cliccando sulle due frecce >> o sulla freccia in rosso in fondo alla pagina). Tutti gli edifici del Pionta, quindi anche la nostra chiesa, verranno distrutti nel 1561 da Cosimo de Medici per evitare che altri eserciti (dopo quello senese nel 1554) si accampassero tra le sua mura fortificate. E' un gesto che nasconde certamente anche la volontà della signoria di Firenze di suggellare il suo dominio sulla città di Arezzo, cancellando quello che era diventato il simbolo della città, della sua storia, dei suoi santi protettori e delle sue glorie più antiche. ![]() ![]() ![]() Notet[1]Per una completa storia degli edifici e delle vicende sul colle Pionta, consultare A. TAFI, Pionta: Il Vaticano aretino, Cortona, Calosci, 1995 t [2]C.TRISTANO, A.MOLINARI (a cura di), Arezzo: il Pionta. Fonti e materiali dall'età classica all'età moderna, Arezzo, Rotary Club, 2005, pag. 125-126 e 129-130 t [3]C.TRISTANO, A.MOLINARI (a cura di), Arezzo: il Pionta. , cit. pag. 127 e 129-130 t [4]Le ipotesi sulla sistemazione originaria del gruppo cattedrale piontino, e sull'identificazione della basilica risalgono agli inizi del Novecento. “La prima ipotesi, che vedeva come chiese concattedrali la basilica dedicata a S.Maria e S.Stefano e il Duomo di S.Donato, fu propugnata da Ubaldo Pasqui (1904, IV, n.3, pp. 19-30, in particolare note 4, 16, 17) e da Mario Salmi (1915, inoltre riproposta nel 1927 e 1971). Una successiva ipotesi, ma derivata dalla prima, che enumerava invece tre chiese, di cui quella di Santa Maria e quella di Santo Stefano come cattedrale doppia e il tempio di San Donato come martyrion, fu proposta da C. Violante e C.D. Fonseca nel 1969.” M.ARMANDI (a cura di), Oratorio di S.Stefano. La cripta: Graffiti e cromie su roccia nel colle di Pionta, Arezzo, Provincia, 2003, pag.18-19. Alcuni studiosi hanno interpretato le fonti documentarie (da quelle più antiche, risalenti all' VIII secolo, fino a quelle intorno all'anno 1000) con l'esistenza di tre chiese, il Duomo di S.Donato (finito di costruire con certezza nel 1032), quella di S.Maria e S.Stefano (nominata per la prima volta nel 939), quella di S.Donato (citata nei documenti fin dal VIII secolo). A. Molinari invita a supporre che “le prime citazioni altomedievali della ecclesia Sancti Donati si riferiscano sempre e solo alla diocesi e che la cattedrale (intesa come edificio) sebbene menzionata per la prima volta soltanto nel 939, fosse sin dall'origine dedicata a S.Maria e S.Stefano”.E.DE MINICIS, A.MOLINARI (a cura di), I nuovi scavi sulla collina del Pionta ad Arezzo: una cittadella vescovile tra alto e bassomedioevo. Notizie preliminari, in “Archeologia Medievale”, 2003, XXX, pag.311 M.Armandi nel suo contributo appena citato utilizza più volte la denominazione di Basilica di S.Maria, S.stefano e S.Donato, desunta dall'importante documento del 939. Durante questo lavoro si utilizzerà la dicitura Chiesa di S.Maria e S.Stefano, perchè è quella più utilizzata dagli studiosi e per semplicità espositiva. t [5]E.DE MINICIS, A.MOLINARI (a cura di), I nuovi scavi sulla collina del Pionta ad Arezzo, cit. pag. 311 t [6] Sulle fonti documentarie che riguardano la chiesa di Santa Maria e Santo Stefano, oltre al testo introduttivo di Angelo Tafi: A. MELUCCO VACCARO (a cura di), Arezzo. Il colle del Pionta, cit. pagg. 30-31 e 62-65; E.DE MINICIS, A.MOLINARI (a cura di), I nuovi scavi sulla collina del Pionta ad Arezzo, cit. pagg. 304-306. C.TRISTANO, A.MOLINARI (a cura di), Arezzo: il Pionta, cit. t [7] C.TRISTANO, A.MOLINARI (a cura di), Arezzo: il Pionta. , cit. pag. 127 e 129-130 t [8]Su queste tematiche: F.GABBRIELLI, Romanico aretino, Firenze, Salimbeni, 1990, pag. 23 e segg. Informazioni dettagliate sui documenti che riguardano l'architetto Maginardo e la ricostruzione della cattedrale: M.ARMANDI (a cura di), Oratorio di S.Stefano. La cripta, cit. pagg. 15-16 t [9]C.TRISTANO, A.MOLINARI (a cura di), Arezzo: il Pionta. , cit. pag. 128 t [10]Ibid. p.-- t [11]E.DE MINICIS, A.MOLINARI (a cura di), I nuovi scavi sulla collina del Pionta ad Arezzo, cit. pag. 306 t [12] Su questo periodo della storia della cattedrale, oltre alla già citata introduzione di Angelo Tafi: A. E.DE MINICIS, A.MOLINARI (a cura di), I nuovi scavi sulla collina del Pionta ad Arezzo, cit. pagg. 306 e segg. t [13] M.ARMANDI (a cura di), Oratorio di S.Stefano. La cripta, cit. pag. 147 e segg. t [14]C.GIROLAMI, Arte religiosa popolare ad Arezzo. Interessanti esemplari ed antichi inventari di ex voto in argento, in "Lares", 1962, XXVIII, pag. 28 e segg. | ![]() |